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E amore sarà. Se un giorno, donna davvero

E amore sarà.
Se un giorno,
donna davvero
e non dallo squarcio di un sogno,
nel giardino nutrito di sudore
innaffiando colori
di cui, oggi, non conosco il nome,
un caldo raggio di sole
illuminerà i tuoi passi
insperati ed attesi
e nelle tue mani
recherai una fresca rosa,
rosso pegno d’amore.
Mentre sorridi, come allora,
del mio rossore.

L.Q.

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Renoir, Conversazione col giardiniere

Piove… Fradici l’anima e il cuore come carta

Piove…
Fradici
l’anima e il cuore
come carta
dimenticata sull’asfalto
da scrittori distratti.
A braccia aperte,
sulla strada che é la mia
croce.
Fulmine,
incontro la tenera pelle
di una mano
mentre Dio
ascolta i miei palpiti
allo stetoscopio
del cielo…
Concedimi un ballo
anima battezzata
nelle lacrime,
un ballo in cui si muore
e sì rinasce
domani,
nell’alba…
L. Q.

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SPECCHIO

Amo quella donna
che mi guarda e tace.
I suoi occhi nascondono
un milione di occhi…
Labbra serrate
grandi abbastanza
da contenere orazioni…
ma quante verità
per celarsi così
han taciuto?
Nascoste
in un collo di lana
o dietro mani amiche.
Amo
sì da prometterle
che la proteggerò
da se stessa indifesa
perché sempre guardarsi
possa com’io la guardo,
io che l’amo.
Amo una donna
e prego
che ogni giorno su lei
Bellezza posi il suo sguardo,
Luce non manchi ai suoi occhi
né Amore ai suoi giorni.
oltrelo-sguardo

IL VEDOVO PAUL

In una goccia d’attimo
svanirono le tre direzioni
del Tempo,
Mary tra le sue braccia
aveva gli occhi di Alice,
e Paul,
Paul avrebbe scommesso che la sua mente
sarebbe schizzata via da quell’attimo
come un cavallo imbizzarrito
oltre lo steccato…
Credeva, il vedovo Paul,
che non ce l’avrebbe fatta,
ogni molecola del suo cranio
sarebbe esplosa nella notte…
Tetra meraviglia.
Le sue mani avrebbero stretto
quel collo di rabbia
fino a spegnerne lo sguardo.
Amare nuovamente si può
ma non gli stessi occhi,
non quell’espressione amata già.
Non gli stessi occhi,
pregò, implorò,
non gli stessi occhi,
ma Mary, povera Mary,
quello sguardo era anche suo
non l’aveva rubato,
ed era stato d’Alice un tempo,
ora, un tempo, ora ed allora
da impazzire, da impazzire,
o uccidere, o morire,
e avrebbe urlato
e pianse invece,
Paul, invece, pianse..
Gli occhi di Alice lo accarezzarono,
s’arresero,
se n’andarono…
gli occhi di Mary si intenerirono,
non capiva e non avrebbe capito mai
che ciò che ami torna,
e poiché è già trascorso
il suo momento più non aspetta.
E Paul,
Paul aveva vinto,
Paul aveva amato.

L.Q.

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Non ebbe più suolo sotto i suoi piedi,
nè in mano il bicchiere, nè voci d’intorno
ma limpido cielo pervase
ogni membra, e vento la rapì.
Vide rosse e morbide labbra
come drappi di porpora, sipari ambiti
d’attori dimenticati, e tra queste,
piccolo bocciolo di rosa amaranto…
Qual mano d’incanto Bellezza
ha scolpito in quel volto d’umano?
Chi seminò sullla greca perfezione
la purezza d’un dolce rossore?
Si torse l’anima in sospiri
seguendo le rive di riccioli arditi…
Le labbra, seppero cogliere la verità fugace:
ad un eterno cercare la Meraviglia
in un istante si volge
per mai più eguale tornare.
L.Q.

 

Ero ad un passo dallo stendere

versi nuovi…

ma sono aride d’amore le mie labbra

e le mani rinsecchite dall’assenza…

Gli occhi, gli occhi si posano

ciechi sulle cose,

sulle albe e sui tramonti di cemento

che si inseguono

e non respirano

che uno squarcio d’azzurro

in un telo di nube.

Per questo le ho dato

il tuo nome.

Claude,

please, forget me.

I was not the woman you’ve seen looking into my eyes.

You called me “clever” but I’m not.

I’ve studied at university but I’m not able to recognize my emotions.

A woman who doesn’t know how to live what she feels can’t be called clever.

You’re wrong.

I’m the most stupid girl on the planet. I should have kissed you thousands of times, and I never did it.

I’m not clever. I’m very very very stupid.

I’ve left your mouth tasting other mouths without knowing mine.

How can you call me clever?

 

Dettagli

Il rumore delle onde in cui fluttuava divennero lo squillo del telefono. Aprì gli occhi incerto su dove fosse e che ora fosse e vide che Eleonore non era a letto. “Sarà andata in bagno” pensò “è per questo che non ha risposto al telefono”, ma non notò che non v’era alcun rumore… “Pronto” “Buonasera, stazione di Polizia di Clerembault lei è il signor Pierre Davon?” Notò con amaro sarcasmo che quel buonasera alle tre di notte strideva come un violino mal accordato, ma che voleva la Polizia da lui alle tre di notte ?  “Si, sono io”

“Signor Davon, deve raggiungerci per un riconoscimento. Stanotte è deceduta una donna, dai documenti risulta essere sua moglie. Mi d…” Riattaccò il telefono e gridò “Eleonore! Ely!”                                                                                                                                                                                      Ma nessuno rispose. Si precipitò in bagno -Eleonore!- e percorse tutta la casa -Ely!-, solo allora si convinse che Eleonore non c’era.

Il corpo di Eleonore Davon fu ritrovato ai bordi di una provinciale. Pierre seppe che sua moglie si prostituiva da un mese e, quella notte, qualcuno l’aveva investita ed era fuggito.

Quando le scopersero il volto, Pierre la guardò… Le toccò il neo dietro l’orecchio, l’aveva sempre affascinato. Eppure lì s’accorse che non era un neo, era un tatuaggio e in quel così poco spazio quel tatuaggio rappresentava un Ying e uno Yang. Com’è che se n’accorgeva solo ora? Avrebbe scoperto poi da Clara, la migliore amica di lei, che era proprio così, l’aveva accompagnata lei a farlo da ragazza.

Pierre si rese conto quel giorno di non averla mai vista, la sua bellissima Eleonore, molto meno “sua” ora

L’aveva guardata,

riguardata,

le aveva sorriso,

le aveva parlato,

tenuto la mano

aveva fatto l’amore con lei

e infinite volte l’aveva riguardata

come si guarda un’opera d’arte

ma non l’aveva vista mai.

Presto, il cuore lo sa,

prima del Sole allo Zenit

presto sarà tardi

e le parole cadranno al suolo

acerbe, 

frutti immaturi sradicati

dalla tempesta di vento. 

C’è chi nasce all’ombra

di un naturale riparo

e chi la sorte espose 

alla mercé del cielo.