Archivio | luglio 2012

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Il rumore delle onde in cui fluttuava divennero lo squillo del telefono. Aprì gli occhi incerto su dove fosse e che ora fosse e vide che Eleonore non era a letto. “Sarà andata in bagno” pensò “è per questo che non ha risposto al telefono”, ma non notò che non v’era alcun rumore… “Pronto” “Buonasera, stazione di Polizia di Clerembault lei è il signor Pierre Davon?” Notò con amaro sarcasmo che quel buonasera alle tre di notte strideva come un violino mal accordato, ma che voleva la Polizia da lui alle tre di notte ?  “Si, sono io”

“Signor Davon, deve raggiungerci per un riconoscimento. Stanotte è deceduta una donna, dai documenti risulta essere sua moglie. Mi d…” Riattaccò il telefono e gridò “Eleonore! Ely!”                                                                                                                                                                                      Ma nessuno rispose. Si precipitò in bagno -Eleonore!- e percorse tutta la casa -Ely!-, solo allora si convinse che Eleonore non c’era.

Il corpo di Eleonore Davon fu ritrovato ai bordi di una provinciale. Pierre seppe che sua moglie si prostituiva da un mese e, quella notte, qualcuno l’aveva investita ed era fuggito.

Quando le scopersero il volto, Pierre la guardò… Le toccò il neo dietro l’orecchio, l’aveva sempre affascinato. Eppure lì s’accorse che non era un neo, era un tatuaggio e in quel così poco spazio quel tatuaggio rappresentava un Ying e uno Yang. Com’è che se n’accorgeva solo ora? Avrebbe scoperto poi da Clara, la migliore amica di lei, che era proprio così, l’aveva accompagnata lei a farlo da ragazza.

Pierre si rese conto quel giorno di non averla mai vista, la sua bellissima Eleonore, molto meno “sua” ora

L’aveva guardata,

riguardata,

le aveva sorriso,

le aveva parlato,

tenuto la mano

aveva fatto l’amore con lei

e infinite volte l’aveva riguardata

come si guarda un’opera d’arte

ma non l’aveva vista mai.

Presto, il cuore lo sa,

prima del Sole allo Zenit

presto sarà tardi

e le parole cadranno al suolo

acerbe, 

frutti immaturi sradicati

dalla tempesta di vento. 

C’è chi nasce all’ombra

di un naturale riparo

e chi la sorte espose 

alla mercé del cielo.

 

Poi esco. La Vi…

Poi esco. La Vita mi prende

il Dolore mi scuote

la Poesia mi incanta

e sono sguardo infinito

sul divenire infinito

e sono ciò che osserva

e ciò che vive

e sono rapide occhiate

strappate all’universo,

sono ratti

di istanti

destinati al niente.Image

Roccaforte

Intorno alla tua fortezza m’aggiravo inquieta
e non trovandoti credevo d’esser perduta, ancora…
Né portali, né pertugi al mio insperato richiamo
s’aprivano,
e non sapendo combattere le bestie che erano in me
ero sbranata, nel godimento,
e vidi in quello la mia fine, e nella mia fine
vidi l’inizio, il mio,
come una fenice che rinasce dalle ceneri,
come una poesia,
acqua viva che zampilla dall’abisso.

Paola Manca e Luisa Quarta