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E se non avessi le parole
per raccontare l’infinito
che s’affaccia nei tuoi occhi,
sento che potrei morire,
e morir d’immenso…

Ma è ancora troppo poco
il termine ‘”universo”
e piccolo l'”infinito”
per descrivere ciò che sento…
Troppo usata la “meraviglia”
e tetro lo “splendore”…

Non mi rassegno
che a quest”amore
manchino parole…
Ne inventerò di nuove,
e racconterò di te…
Oltre il Velo ora squarciato,
ciò che Amore e Vita
han rivelato…

Luisa Quarta

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Tu, già lontano.

addosso mi hai lasciato

l’Universo…

Un mondo, che in due mani

non contengo…

Mille volti ho veduto

e sorrisi,

e lacrime,

e sguardi…

Ma gli occhi tuoi soltanto

l’infinito han rivelato…

E giace silenzioso,

come magnanimo sovrano

che attende d’esser liberato.

Universi Diversi

Siamo infiniti,
eternità compresse
in uno spazio, in un luogo, in un tempo.
Siamo universi diversi
che camminano nello stesso universo…
A che scopo?
Non c’è che la comprensione
ad unire percorsi
altrimenti lontani…
Meraviglia umana
che disinnesca
la trappola del limite.
E forse, ciò che ci libera
è produrre Bellezza,
servirsi d’ogni cosa finita
per respirare l’infinito
infine liberato…

L.Q

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Quando se ne andò
si accorse che le aveva lasciato la giacca.
Nera, di seta. Morta.
Non conteneva più
la pelle che ancora sentiva.
Umana ambivalenza
di non partire mai davvero,
né davvero restare…
Come ci appartenesse
la strada straniera
percorsa per caso
in un giorno di sole.
Così quell’odore d’ingratitudine e Sfiducia
forbice recise,
mani sicure strapparono,
distrussero…

Quando te ne vai, porta via tutto di te.
Non lasciare niente.
Parvenze di presenze
feriscono.
Anime,
di amori a metà
muoiono.
Nei tuoi occhi ciechi.
Sentono tutto, sentono forte
e per ultime vanno via .
A luci spente.
E sipario chiuso.

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SPECCHIO

Amo quella donna
che mi guarda e tace.
I suoi occhi nascondono
un milione di occhi…
Labbra serrate
grandi abbastanza
da contenere orazioni…
ma quante verità
per celarsi così
han taciuto?
Nascoste
in un collo di lana
o dietro mani amiche.
Amo
sì da prometterle
che la proteggerò
da se stessa indifesa
perché sempre guardarsi
possa com’io la guardo,
io che l’amo.
Amo una donna
e prego
che ogni giorno su lei
Bellezza posi il suo sguardo,
Luce non manchi ai suoi occhi
né Amore ai suoi giorni.
oltrelo-sguardo

IL VEDOVO PAUL

In una goccia d’attimo
svanirono le tre direzioni
del Tempo,
Mary tra le sue braccia
aveva gli occhi di Alice,
e Paul,
Paul avrebbe scommesso che la sua mente
sarebbe schizzata via da quell’attimo
come un cavallo imbizzarrito
oltre lo steccato…
Credeva, il vedovo Paul,
che non ce l’avrebbe fatta,
ogni molecola del suo cranio
sarebbe esplosa nella notte…
Tetra meraviglia.
Le sue mani avrebbero stretto
quel collo di rabbia
fino a spegnerne lo sguardo.
Amare nuovamente si può
ma non gli stessi occhi,
non quell’espressione amata già.
Non gli stessi occhi,
pregò, implorò,
non gli stessi occhi,
ma Mary, povera Mary,
quello sguardo era anche suo
non l’aveva rubato,
ed era stato d’Alice un tempo,
ora, un tempo, ora ed allora
da impazzire, da impazzire,
o uccidere, o morire,
e avrebbe urlato
e pianse invece,
Paul, invece, pianse..
Gli occhi di Alice lo accarezzarono,
s’arresero,
se n’andarono…
gli occhi di Mary si intenerirono,
non capiva e non avrebbe capito mai
che ciò che ami torna,
e poiché è già trascorso
il suo momento più non aspetta.
E Paul,
Paul aveva vinto,
Paul aveva amato.

L.Q.

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Confessione

Chiedo perdono ai miei versi

poiché un animo insicuro 

muove questa mano attrice. 

Chiedo perdono 

a chi mai leggerà 

le parole del mio segreto informe

e mai teneri versi

lambiranno le inaridite

sponde del suo cuore.

Lapidate, o Muse, quest’ignavia 

punite con l’oblio (e che mi perdoni)  

costei, che non seppe 

chiamarsi donna

e agli occhi del mondo nascose, 

rossa in volto, 

chi sempre fu e chi in eterno amò.

Poi esco. La Vi…

Poi esco. La Vita mi prende

il Dolore mi scuote

la Poesia mi incanta

e sono sguardo infinito

sul divenire infinito

e sono ciò che osserva

e ciò che vive

e sono rapide occhiate

strappate all’universo,

sono ratti

di istanti

destinati al niente.Image

Roccaforte

Intorno alla tua fortezza m’aggiravo inquieta
e non trovandoti credevo d’esser perduta, ancora…
Né portali, né pertugi al mio insperato richiamo
s’aprivano,
e non sapendo combattere le bestie che erano in me
ero sbranata, nel godimento,
e vidi in quello la mia fine, e nella mia fine
vidi l’inizio, il mio,
come una fenice che rinasce dalle ceneri,
come una poesia,
acqua viva che zampilla dall’abisso.

Paola Manca e Luisa Quarta