E se non avessi le parole
per raccontare l’infinito
che s’affaccia nei tuoi occhi,
sento che potrei morire,
e morir d’immenso…

Ma è ancora troppo poco
il termine ‘”universo”
e piccolo l'”infinito”
per descrivere ciò che sento…
Troppo usata la “meraviglia”
e tetro lo “splendore”…

Non mi rassegno
che a quest”amore
manchino parole…
Ne inventerò di nuove,
e racconterò di te…
Oltre il Velo ora squarciato,
ciò che Amore e Vita
han rivelato…

Luisa Quarta

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Tu, già lontano.

addosso mi hai lasciato

l’Universo…

Un mondo, che in due mani

non contengo…

Mille volti ho veduto

e sorrisi,

e lacrime,

e sguardi…

Ma gli occhi tuoi soltanto

l’infinito han rivelato…

E giace silenzioso,

come magnanimo sovrano

che attende d’esser liberato.

E amore sarà. Se un giorno, donna davvero

E amore sarà.
Se un giorno,
donna davvero
e non dallo squarcio di un sogno,
nel giardino nutrito di sudore
innaffiando colori
di cui, oggi, non conosco il nome,
un caldo raggio di sole
illuminerà i tuoi passi
insperati ed attesi
e nelle tue mani
recherai una fresca rosa,
rosso pegno d’amore.
Mentre sorridi, come allora,
del mio rossore.

L.Q.

Immagine

 

Renoir, Conversazione col giardiniere

Universi Diversi

Siamo infiniti,
eternità compresse
in uno spazio, in un luogo, in un tempo.
Siamo universi diversi
che camminano nello stesso universo…
A che scopo?
Non c’è che la comprensione
ad unire percorsi
altrimenti lontani…
Meraviglia umana
che disinnesca
la trappola del limite.
E forse, ciò che ci libera
è produrre Bellezza,
servirsi d’ogni cosa finita
per respirare l’infinito
infine liberato…

L.Q

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Piove… Fradici l’anima e il cuore come carta

Piove…
Fradici
l’anima e il cuore
come carta
dimenticata sull’asfalto
da scrittori distratti.
A braccia aperte,
sulla strada che é la mia
croce.
Fulmine,
incontro la tenera pelle
di una mano
mentre Dio
ascolta i miei palpiti
allo stetoscopio
del cielo…
Concedimi un ballo
anima battezzata
nelle lacrime,
un ballo in cui si muore
e sì rinasce
domani,
nell’alba…
L. Q.

Immagine

Quando se ne andò
si accorse che le aveva lasciato la giacca.
Nera, di seta. Morta.
Non conteneva più
la pelle che ancora sentiva.
Umana ambivalenza
di non partire mai davvero,
né davvero restare…
Come ci appartenesse
la strada straniera
percorsa per caso
in un giorno di sole.
Così quell’odore d’ingratitudine e Sfiducia
forbice recise,
mani sicure strapparono,
distrussero…

Quando te ne vai, porta via tutto di te.
Non lasciare niente.
Parvenze di presenze
feriscono.
Anime,
di amori a metà
muoiono.
Nei tuoi occhi ciechi.
Sentono tutto, sentono forte
e per ultime vanno via .
A luci spente.
E sipario chiuso.

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SPECCHIO

Amo quella donna
che mi guarda e tace.
I suoi occhi nascondono
un milione di occhi…
Labbra serrate
grandi abbastanza
da contenere orazioni…
ma quante verità
per celarsi così
han taciuto?
Nascoste
in un collo di lana
o dietro mani amiche.
Amo
sì da prometterle
che la proteggerò
da se stessa indifesa
perché sempre guardarsi
possa com’io la guardo,
io che l’amo.
Amo una donna
e prego
che ogni giorno su lei
Bellezza posi il suo sguardo,
Luce non manchi ai suoi occhi
né Amore ai suoi giorni.
oltrelo-sguardo

IL VEDOVO PAUL

In una goccia d’attimo
svanirono le tre direzioni
del Tempo,
Mary tra le sue braccia
aveva gli occhi di Alice,
e Paul,
Paul avrebbe scommesso che la sua mente
sarebbe schizzata via da quell’attimo
come un cavallo imbizzarrito
oltre lo steccato…
Credeva, il vedovo Paul,
che non ce l’avrebbe fatta,
ogni molecola del suo cranio
sarebbe esplosa nella notte…
Tetra meraviglia.
Le sue mani avrebbero stretto
quel collo di rabbia
fino a spegnerne lo sguardo.
Amare nuovamente si può
ma non gli stessi occhi,
non quell’espressione amata già.
Non gli stessi occhi,
pregò, implorò,
non gli stessi occhi,
ma Mary, povera Mary,
quello sguardo era anche suo
non l’aveva rubato,
ed era stato d’Alice un tempo,
ora, un tempo, ora ed allora
da impazzire, da impazzire,
o uccidere, o morire,
e avrebbe urlato
e pianse invece,
Paul, invece, pianse..
Gli occhi di Alice lo accarezzarono,
s’arresero,
se n’andarono…
gli occhi di Mary si intenerirono,
non capiva e non avrebbe capito mai
che ciò che ami torna,
e poiché è già trascorso
il suo momento più non aspetta.
E Paul,
Paul aveva vinto,
Paul aveva amato.

L.Q.

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Non ebbe più suolo sotto i suoi piedi,
nè in mano il bicchiere, nè voci d’intorno
ma limpido cielo pervase
ogni membra, e vento la rapì.
Vide rosse e morbide labbra
come drappi di porpora, sipari ambiti
d’attori dimenticati, e tra queste,
piccolo bocciolo di rosa amaranto…
Qual mano d’incanto Bellezza
ha scolpito in quel volto d’umano?
Chi seminò sullla greca perfezione
la purezza d’un dolce rossore?
Si torse l’anima in sospiri
seguendo le rive di riccioli arditi…
Le labbra, seppero cogliere la verità fugace:
ad un eterno cercare la Meraviglia
in un istante si volge
per mai più eguale tornare.
L.Q.

 

Ero ad un passo dallo stendere

versi nuovi…

ma sono aride d’amore le mie labbra

e le mani rinsecchite dall’assenza…

Gli occhi, gli occhi si posano

ciechi sulle cose,

sulle albe e sui tramonti di cemento

che si inseguono

e non respirano

che uno squarcio d’azzurro

in un telo di nube.

Per questo le ho dato

il tuo nome.